Vale la pena di parlare di questa morte? Cioè ci domandiamo se sia opportuno porre attenzione ad un dolore che non conosciamo, per una persona della quale ignoravamo l’esistenza e che oggi a noi è nota per uno strano, assurdo schema alimentare e la sua fine drammatica?
Abbiamo letto qualcosa di un decesso. Una persona che si nutriva di poco cibo, molto poco ma in modo orto-ressico (si badi “in modo”, noi non facciamo diagnosi “social”, come abbiamo letto da parte di altri ) e che in questi giorni ha perso la vita.
In quella che si prometteva essere un’Agorà (la Rete, i social), ma che si dimostra essere il tritacarne per molte coscienze, si è affacciata anche l’avventura di una povera ragazza.
Cosa dire?
Cosa ripetere?
Riprendere la notizia, affinché qualche fragile ragazz* con difficoltà di autostima prenda spunto per farsi del male?
Ok. Anche i nostri dispositivi multimediali sanno che nutrirsi come faceva quella donna (e come tante altre persone che continuiamo a cercare) è un errore.
Dunque sottolineare questo è uguale a fermare urlando una tromba d’aria.
La vita è un mistero.
La morte – perché si muore di DNA, per le complicanze – richiede silenzio, per chi crede preghiera
E noi? Dopo aver divorato la notizia cosa faremo? Cancelleremo dai preferiti questi guru della alimentazione s-corretta? Cliccheremo non mi piace ai prodotti delle vendite piramidali di beveroni miracolosi la cui composizione alchemica ci rende angelici? Ci affideremo a professionisti competenti?
La scelta è nostra.
Piangiamo la persona in difficoltà.
Pensiamo ai suoi cari.
Pensiamo alle promesse incompiute.
Tuttavia noi siamo qui, allo 035389206 per rispondere sempre “Pronto? Centro DCA buongiorno” a chi vuole farsi dare una mano.
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