«I giovani, è vero, non accettano di sentirsi malati e curati ma in qualche modo una mano va tesa perché si fermino prima possibile. Ora, la situazione generale, non aiuta alla distensione e genera ansia. Perché è necessario fare attenzione all’eccesso di isolamento della ragazza o ragazzo, al rapporto che ha con la propria immagine, al nascondersi per mangiare o buttare i cibo. Gli adulti devono fare lo sforzo di parlarne e non far mai finta di niente. Mai trattare quella parte del paziente come una parte invisibile. Si fa peggio. La parola, da subito, può aiutare a cambiare la rotta», dall’articolo de “il Messaggero” del 10 settembre scorso.
Anche la nostra applicazione Sc(HI)acciaDCA è stata molto scaricata. I nostri esperti hanno accolto i dubbi e le richieste di molte persone che nella sezione “Agisci-Chiedi all’esperto” hanno rivolto una richiesta di vicinanza. Nel silenzio delle cose esterne, nell’isolamento dovuto all’emergenza, nella sensazione di abbandono da parte di tutti, la nostra app gratuita è stata accanto a persone di vari luoghi, di varie età, di esperienze diverse.
Ringraziamo quanti hanno provato a parlarci, ad affidare alla tastiera del proprio cellulare i “message in a bottle”.
State continuando ancora a contattarci.
Coraggio!
Restiamo in contatto.
Vi siamo vicini e vi abbracciamo forte.
Ringraziamo “Il Messaggero” per l’articolo.
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