“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”
Nel maggio 2013 l’American Psychiatric Association (APA) pubblica la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Nel Manuale, l’APA migliora la descrizione dei sintomi e dei comportamenti delle persone che soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Così, il DSM-5 ha come obiettivo di dare ai pazienti una diagnosi che descriva accuratamente i sintomi e comportamenti – il primo passo per definire un piano di trattamento (si approfondiscono categorie diagnostiche, come quella del “disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato”).
I cambiamenti principali riguardano l’aver raggruppato in un’unica categoria diagnostica, chiamata disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, i disturbi della nutrizione caratteristici dell’infanzia e i disturbi dell’alimentazione, l’aver fornito una nuova definizione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, l’aver incluso nuove categorie diagnostiche e modificato alcuni criteri.
Caratteristiche comuni dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione:
- Bassa autostima
- Alterazione del rapporto con il corpo e il cibo
- Disturbo immagine corporea (sovrastima dimensioni e insoddisfazione corporea)
- Condizionamento di peso e forma sull’autostima
- Negazione conseguenze della perdita di peso
- Comportamenti di controllo di peso e corpo
- Scarso insight e richiesta di trattamento
- Intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso
- Alterazione in cui il soggetto vive il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza di peso e forma sulla propria autostima, rifiuto di ammettere gravità della condizione di sottopeso
Importante! Abbiamo deciso di inserire la classificazione dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione con lo scopo di dire che cosa sono. Il linguaggio è tecnico. L’obiettivo è la conoscenza del fenomeno, non quello della “diagnosi fai-da-te” o di far sorgere pregiudizi. Il rischio di semplificare e banalizzare è facile. Ricordati che stiamo parlando di persone care che hanno una sofferenza! La presenza di alcuni comportamenti non fa, infatti, di una persona “un caso clinico”. Perciò, per qualsiasi necessità, rivolgiti al tuo medico di base o a un centro che si occupa della diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare.