«Non potete lasciarci morire d’anoressia» (che si può combattere) da www.avvenire.it

Tra qualche giorno sarà il 15 marzo e si “celebrerà” la XI giornata del Fiocchetto Lilla.

Vogliamo accompagnarci con alcuni articoli che la stampa italiana in questi giorni sta pubblicando inerenti ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.

La giornalista di www.avvenire.it Lucia Bellaspiga, ci racconta la storia di Elena, 23 anni e 35 chili, del suo vuoto e della sua voglia di rialzarsi.

Citiamo, così, una parte dell’articolo, lasciando a voi la lettura e – se volete – i commenti.

E allora eccolo il suo secondo appello: smetterla di sottovalutare il problema e di considerarlo un capriccio, «è un male oscuro che va riconosciuto ai primi sintomi, prima che diventi irreversibile». I suoi primi sintomi in fondo erano già palesi all’asilo, quando era la bimba che mangiava meno di tutti. Ma è a 15 anni che scomparire è diventato il chiodo fisso: «Volevo attirare l’attenzione dei miei genitori – spiega soppesando ogni parola –, se dimagrisco si accorgeranno di me. E poi ovunque ero sempre la più alta, anche la squadra di ginnastica artistica mi aveva esclusa per l’altezza, così dovevo diventare piccola, sempre più piccola, uniformarmi…».
Oggi la guarigione è ancora un’ipotesi e va guadagnata con sudore e sangue. «Le notti sono lunghissime perché noi siamo persone iperattive, io cammino ore, sfianco il mio cane, poi di giorno crollo grazie ai sonniferi». Il peggio è stato durante il lockdown, quando faceva «quelle code interminabili davanti ai supermarket e compravo centinaia di euro di alimenti, che mangiavo la notte per poi vomitare tutto… alla fine mi riempivo di lassativi anche se dentro non avevo più nulla, per ripulire il corpo da ogni traccia di cibo». La cosa che si teme di più infatti è il non avere niente da fare, «questo veramente ci uccide», così Elena la scorsa estate ha lavorato da un fruttivendolo: «È stato meraviglioso, io ho bisogno di cose semplici, di contatti umani, di vedere persone. Voglio di nuovo un lavoro così, la psicologa che mi segue mi ha promesso che a 37 chili me lo trova».
Sembra gelida, ma trabocca di voglia di amare. «Cosa mi fa stare veramente bene? Vedere che qualcuno sta meglio grazie a un buon gesto. Ogni mattina faccio colazione al bar (il croissant non mi fa più paura!) e fuori c’è sempre un ragazzo africano, vedere come sorride perché lo invito dentro a mangiare è meraviglioso: io che ho sprecato tanto cibo posso darne un po’ a lui, io che ho creato tanto gelo lo sto riscaldando perché muore di freddo…».

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cosi-combatto-l-anoressia

Ringraziamo Chiara per la segnalazione.

Restiamo in contatto per i prossimi giorni.

2022-03-07T08:10:30+00:00

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